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L’incidenza della direttiva Copyright 2019/790 nell’ordinamento italiano: la libera diffusione delle opere di ingegno e gli stringenti meccanismi di tutela

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La promozione della libera circolazione della creatività intellettuale, anche in ambito digitale, non può prescindere dalla salvaguardia dei titolari dei diritti d’autore i quali sono costretti, da tempo, a stipulare contratti squilibrati con i proprietari delle piattaforme online.

Per arrestare l’avanzata di un fenomeno ormai divenuto incontrollabile, l’Italia ha recepito la direttiva UE 2019/790 in tema di copyright.

Inizialmente, la prospettazione di un radicale cambio di rotta aveva generato il malcontento delle potenti lobby del web; tuttavia, per esigenze di equità e di tutela del valore “cultura”, essa appariva doverosa.

L’obiettivo dell’intervento comunitario, da attuare nel nostro paese entro giugno di quest’anno, è quello di realizzare un punto di equilibrio tra il funzionamento del mercato interno e il riconoscimento di tutele effettive, adeguate, ragionevoli e proporzionate.

Pertanto se, per un verso, è tendenzialmente consentito l’utilizzo, la riproduzione e l’estrazione -anche a livello mondiale- dei contenuti finalizzati alla ricerca scientifica e all’uso didattico; per altro verso, i prestatori di servizi devono rispettare i limiti previsti dagli artt. 3 e 5 della direttiva 2019/790, a pena di responsabilità per aver illecitamente disatteso o aggirato le procedure di concessione delle licenze (art. 17).

Tuttavia, essi possono fornire in giudizio prova contraria, dimostrando di “a) aver compiuto i massimi sforzi per ottenere un’autorizzazione; b) aver compiuto, secondo elevati standard di diligenza professionale di settore, i massimi sforzi per assicurare che non siano disponibili opere e altri materiali specifici per i quali abbiano ricevuto le informazioni pertinenti e necessarie dai titolari dei diritti; c) aver agito tempestivamente, dopo aver ricevuto una segnalazione sufficientemente motivata dai titolari dei diritti, per disabilitare l’accesso o rimuovere dai loro siti web le opere o altri materiali oggetto di segnalazione e aver compiuto i massimi sforzi per impedirne il caricamento in futuro conformemente alla lettera b)”.

Peraltro, la posizione degli autori delle opere di ingegno è rafforzata dalla previsione di un equo compenso e dalla possibilità di esercitare, entro un termine stabilito, il diritto di revoca totale o parziale dal contratto stipulato.

Gli incoraggianti risultati, prodotti dal recepimento della direttiva in altri paesi dell’UE, si sono manifestati in tutta la loro significatività: Google, ad esempio, ha accettato di pagare gli editori d’oltralpe, parametrando il compenso per le notizie diffuse sul web al volume giornaliero di pubblicazioni, al traffico mensile su internet e al “contributo all’informazione generale e politica”.

In una logica di “pesi e contrappesi”, l’UE ha introdotto eccezioni di natura obbligatoria al diritto d’autore che consentono, ai detentori degli spazi internet, di ottimizzare gli introiti e di valorizzare la libera circolazione del patrimonio telematico tutelando, d’altro canto, le legittime aspettative economiche di chi contribuisce ad alimentare il mercato dell’informazione.

I benefici legati alla difesa del copyright si riverberano anche nei confronti dei fruitori del web i quali, non solo devono essere informati sulle modalità di accesso al servizio, ma hanno la facoltà di proporre reclamo avverso la disabilitazione o la rimozione degli stessi (ex art. 17 co. 9).

In definitiva, la prospettata riforma si inserisce in un progetto realmente pioneristico ed in grado di contrastare un sistema lacunoso ed antiquato i cui limiti si sono palesati enormemente durante la pandemia: per un verso, limitando i compensi degli ideatori dei contenuti; per altro verso, aumentando i profitti dei giganti del web, divenuti quasi monopolisti di mercato.

Il lungo e dibattuto iter di approvazione della direttiva sul copyright, iniziato a Strasburgo nel 2019, si è concluso con l’approvazione della Legge di delegazione europea da parte del Senato nella seduta del 21 aprile 2021. A questa fase, seguirà l’emanazione del decreto legislativo che darà dettaglio ai principi enunciati dalla norma sovranazionale, tenendo in debita considerazione i diritti degli autori di tali pubblicazioni. Analoghi meccanismi dovranno prevedersi per gli artisti ed autori che non aderiscano a meccanismi di contrattazione collettiva.

In sintesi, l’Italia è tra i primi in Europa a legiferare sulla “direttiva Copyright” la quale costituisce l’elemento di contiguità tra i diritti vantati dagli utenti, le esigenze delle piattaforme e il sostegno dell’editoria.

Il decisivo passo verso l’innovazione è stato compiuto; si attende altrettanta sollecitudine per l’emanazione nell’estate 2021 del decreto attuativo.